Proprio ieri sono stata ad una riunione con mia figlia, durante la quale è stata presentata una pallavolista “arrivata”. Chi l’ha presentata davanti a un numeroso pubblico ha esposto il suo ricchissimo curriculum sportivo che l’ha vista vincitrice praticamente in tutto quello che poteva vincere nella sua meravigliosa carriera. Ma quello che poi lei in realtà ha trasmesso è stata la difficoltà che ha dovuto sostenere per reggere quel ruolo. Lei spiegava che in realtà questo ha comportato tantissime rinunce nella sua vita e situazioni dove ha dovuto scendere a compromessi con se stessa per poter arrivare a raggiungere quel risultato, cosa che l’ha resa si orgogliosa di sé stessa davanti al mondo, ma a volte infelice perché non rispettava il suo sentire. Questo mi ha dato lo spunto per una riflessione… Chi siamo veramente?
Assumiamo ruoli che ci vengono dati dalla società in base a ciò che facciamo, alla carriera che decidiamo di perseguire, ai risultati che raggiungiamo. Assumiamo il ruolo di madre, di padre, di avvocato, di architetto, di insegnante… in base a ciò che siamo davanti agli altri. E in questi ruoli assumiamo delle maschere, ci costruiamo un personaggio e la nostra parte razionale e mentale assume quel ruolo, lo porta avanti, lo difende… entriamo dentro questo ruolo cercando di fare quello che “è giusto” secondo i canoni che ci vengono insegnati o imposti. Ma questa costruzione diviene, il più delle volte, anche la nostra prigione, il nostro attaccamento, la nostra zona di confort, dietro la quale ci nascondiamo da noi stessi.
Perché?
La nostra parte mentale ha bisogno di strutture alle quali aggrapparsi. Ma quando la nostra anima, la nostra parte profonda, ha bisogno di emergere, queste strutture diventano pesanti e ingombranti. Divengono purtroppo le gabbie dentro le quali non riusciamo più a stare. Quando entra la necessità di cambiamento tutto spinge dal profondo per uscire. E così sentiamo la necessità di cambiare qualcosa, magari il lavoro o forse la relazione nella quale abbiamo creduto per tanto tempo può entrare in crisi. Questo perché non abbiamo seguito il nostro vero sentire, ciò che noi sentivamo di volere realmente, nell’anima.
A volte i cambiamenti sembrano così difficili e dolorosi perché queste strutture che abbiamo costruito faticosamente devono crollare. Il dolore che proviamo è in realtà la ferita dell’ego che vuole mantenere la sua certezza. Ma le certezze a volte crollano da sole. Le relazioni evolvono perché noi, l’anima, evolviamo. E perché la base sulla quale le avevamo costruite non era una base solida, dettata dal cuore. Quando i cambiamenti ci fanno così paura è il nostro ego che sente la difficoltà di spostarsi. Sente che le basi “sicure” a suo dire, sono in realtà delle fragili chimere.
Seguendo ciò che l’anima ci spinge a raggiungere possiamo mettere le radici solide che servono per la nostra evoluzione.
Il disegno dell’anima è chiaro. Solo le occasioni che ci vengono messe davanti non sono così chiare alla nostra parte mentale. Ma l’anima le riconosce.
Quante volte avete sentito nel cuore che proprio quella era la cosa giusta da fare, anche se gli altri non avrebbero approvato? Quante volte vi siete buttati in una cosa pazza e quella è stata in realtà la strada giusta per voi in quel momento?
Assumere un ruolo perché questo ci viene chiesto dall’esterno non è mai la strada che ci può condurre alla gioia. Può essere che in un primo momento il nostro ego sia messo in pace e gratificato dall’approvazione esterna, ma prima o poi pagheremo il conto.
Allora chiediamoci ogni istante: cosa sento io riguardo a questo? Qual’è la strada del mio cuore in questa situazione? E ancora: l’amore cosa farebbe?
Solo rispondendo chiaramente, nel profondo, a queste domande saremo in grado di manifestare davvero lo scopo della nostra anima, in ogni situazione.
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